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Comunicazione e internazionalizzazione

Quello che ogni azienda dovrebbe fare…

Siamo in un periodo di forte cambiamento sociale ed economico e il mondo, soprattutto imprenditoriale si trova di fronte a interrogativi impellenti.
Non abbiamo certo la bacchetta magica, nessuno ce l’ha in questo momento, ma possiamo tranquillamente fornire indicazioni per quello che ci compete come materia.
Partiamo da un dato: nonostante la crisi il prodotto artigianale italiano è ancora uno dei più richiesti sul mercato globale.
Il dato è confermato dalle continue richieste di collaborazione e di commercializzazione provenienti dalle Camere di Commercio Estere a quelle Italiane.

Ma allora viene da chiedersi perché la crisi è così pressante per aziende soprattutto medio piccole?
Tasse a parte sicuramente siamo indietro come paese Italia parlando di nuove tecnologie e nuove metodologie di comunicazione.(nonostante siamo tra i paesi con il più alto numero attivo di cellulari e smartphone)
Addirittura spesso sono le stesse Camere di Commercio a confermare il fatto che le aziende Italiane non sono pronte, non hanno strumenti per comunicare in modo adeguato con interlocutori stranieri.

Molto spesso non esiste materiale tradotto nelle varie lingue dei paesi di provenienza delle richieste. Non esiste documentazione interna in formato digitale, degna di rappresentarci all’interlocutore straniero.
Le e-mail sono prive di intestazione, spesso inviate con email gratuite (libero, gmail ecc)

In sostanza all’interno delle aziende italiane manca la cultura del brand, del corporate identity manca una persona in grado di gestire tali aspetti ed esigenze che spesso vanno gestite nel tempo più breve possibile.

Come risolvere questa frequente situazione?
Investendo sulle professionalità.

Assumete persone e giovani che abbiano tali capacità. Mettete in previsione che un’assunzione all’interno dell’azienda debba essere occupata da chi vi gestirà il corporate, da chi può curare i social, aggiornare il sito, preparare documentazione per comunicare con l’estero e pianificare operazioni nel medio lungo periodo parlando con il management.

Certo anche lo Stato potrebbe e dovrebbe fare la sua parte, detassando quasi per intero l’assunzione di tali figure professionali, colmando un gap competitivo. E nel contempo invece destinare finanziamenti agevolati a chi può vantare rapporti professionali consolidati. (l’80% delle imprese costituita da giovani chiude nei primi 24 mesi di vita).

Ma il consiglio vero e proprio è: mettetevi, aziende, nell’ottica di riservare un posto a questa figura professionale, che possa parlare con gli studi professionali, quando necessario e competere così in nuovi mercati.